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Soccorritori e scena del crimine. (di Riccardo Mambrini)

  • Immagine del redattore: squadsmpd
    squadsmpd
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

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Argomento forse poco trattato con pochi riferimenti dottrinali, meriterebbe una maggior considerazione da parte dei professionisti del settore, a prima vista scene del crimine e soccorritori potrebbero sembrare due mondi antistanti; invece, il volontario soccorritore è in stretta relazione con la scena del crimine, basti pensare che in Italia nel 2024 sono stati denunciati 2.388.716 reati di cui 314 omicidi volontari.

In quanti di questi reati sono intervenuti i volontari per prestare soccorso ala vittima? In quanti sapevano che stavano approcciando una scena di un crimine? In quanti hanno prestato attenzione a non inquinarla?

Le risposte sono semplici, moltissimi volontari del soccorso approcciano le scene del crimine e pochi o nessuno hanno sufficienti conoscenze o preparazione per approcciarle adeguatamente.

Consideriamo che, soprattutto nelle piccole realtà, il volontario soccorritore è sovente la prima risposta ad intervenire sulla scena di un crimine, questo accade poiché nella fase di allertamento del NUE (112) o del 118 , molto spesso la chiamata arriva dal privato cittadino, il quale non può che fornire informazioni basilari e/o sommarie riguardo l’emergenza, pensiamo al vicino che sente le urla nell’appartamento a fianco, un automobilista che trova lungo la via un incidente, un passante che camminando per strada trova una persona accasciata a terra, si potrebbero menzionare centinaia di casistiche, ed ecco quindi che, con le poche informazioni a disposizione, dopo la fase di allertamento, le centrali operative competenti invieranno i mezzi di emergenza (ambulanza, vigili del fuoco, forze dell’ordine etc.) sul luogo, il quale potrebbe coincidere con la scena di un crimine; grazie alla loro capillarità sul territorio nazionale, i volontari del soccorso sono spesso la prima unità ad approcciare tali scene, soprattutto nei piccoli centri urbani o nelle zone scarsamente popolate, sono anche però, l’unità che ha meno o nessuna formazione e/o informazione riguardo a questo argomento; da molti anni ormai svolgo con passione il ruolo di volontario di primo soccorso e, ho potuto constatare in prima persona enormi lacune rispetto all’approccio del volontario soccorritore alla scena del crimine; immaginate un volontario che entra in una casa dove è stato commesso un omicidio, deve accertarsi necessariamente dello stato della vittima, calpesterà eventuali macchie di sangue, sposterà mobili, oggetti, pur di avere sufficiente spazio ad operare, potrebbe lasciare tracce come capelli, impronte etc.

Ogni investigatore, criminologo, scienziato forense o professionista del settore, sa che, evitare l’inquinamento delle scene del crimine, evitare l’inquinamento delle fonti di prova è essenziale per una riuscita tempestiva, efficace ed ottimale delle indagini.

Le esigenze tecnico operative di un soccorso rendono impossibile per un soccorritore che approccia una scena del crimine evitare di inquinarla totalmente, bisogna necessariamente accedere ai luoghi, avvicinarsi alla vittima, constatarne lo stato, attuare i protocolli del soccorso, tutte azione che portano sicuramente a lasciare tracce del nostro passaggio; cosa può fare allora il soccorritore? Può, con le giuste nozioni, e con la giusta attrezzatura, adottare delle precauzioni per favorire gli investigatori nel processo di indagine, senza necessariamente togliere tempo al soccorso pratico, evitando contaminazioni inutili che porterebbero solamente ad un dilungamento nei processi selettivi delle fonti di prova.

Fonte:

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