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Ransomware e Data Breach: la minaccia invisibile che colpisce i dati

  • Immagine del redattore: squadsmpd
    squadsmpd
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 giorno fa

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Nel mondo digitale di oggi, i dati sono il nuovo oro e come ogni risorsa preziosa, attirano inevitabilmente chi vuole impossessarsene. Tra le minacce più pericolose che ogni organizzazione deve affrontare troviamo ransomware e data breach: due fenomeni diversi, ma sempre più intrecciati tra loro.

Il ransomware è un tipo di malware che, una volta entrato in un sistema, cifra i file e blocca l’accesso ai dati, chiedendo un riscatto (solitamente in criptovalute) per sbloccarli.

L’infezione può partire da una semplice mail di phishing, da un file infetto o da una vulnerabilità non corretta in un sistema esposto su Internet.

Negli ultimi anni gli attacchi si sono evoluti: non si limitano più a cifrare i dati, ma anche a rubarne copie. È la cosiddetta doppia estorsione (double extortion): i criminali minacciano di pubblicare o vendere le informazioni se non si paga. In pratica anche in presenza di un backup aggiornato (sempre, assolutamente consigliabile) la vittima non è più al sicuro.

Un data breach è una violazione di sicurezza che porta alla divulgazione, perdita o accesso non autorizzato a dati sensibili o personali.

Può essere il risultato di un attacco informatico, ma anche di un errore umano o di una configurazione errata dei sistemi.

Le conseguenze possono essere pesanti:

• Danni economici diretti (riscatti, fermo operativo, spese di ripristino);

• Danni reputazionali e perdita di fiducia dei clienti;

• Possibili sanzioni del Garante per la Privacy, in caso di violazione del GDPR.


Oggi i gruppi criminali più organizzati combinano le due strategie:

prima violano la rete (data breach), esfiltrano i dati più sensibili, e poi cifrano tutto (ransomware).

Il risultato è un doppio danno: perdita operativa e minaccia di esposizione pubblica dei dati.

Questa tattica sembra essere diventata la norma. I gruppi ransomware operano ormai come vere e proprie cyber-aziende criminali, con ruoli ben definiti (sviluppatori, negoziatori, esperti di PR sul dark web) e infrastrutture di supporto (Ransomware-as-a-Service).


In ambito informatico la sicurezza totale non esiste, ma la resilienza digitale sì.

Alcuni esempi di pratiche concrete per ridurre drasticamente il rischio possono essere:

1. Aggiornare costantemente software e sistemi operativi – ogni patch di sicurezza mancata è una porta aperta.

2. Eseguire backup regolari e conservarli offline o in ambienti separati.

3. Formare il personale per riconoscere phishing e comportamenti sospetti.

4. Segmentare la rete per evitare che un’infezione si propaghi ovunque.

5. Monitorare i log di sicurezza e implementare soluzioni di threat detection.

6. Definire un piano di risposta agli incidenti (Incident Response Plan) ben testato.


Il ransomware e i data breach non sono un problema solo tecnico: sono una questione di cultura organizzativa.

La sicurezza informatica non si compra, si costruisce — giorno dopo giorno, con consapevolezza, formazione e buone pratiche.

Chi gestisce dati, oggi, deve essere consapevole di trovarsi a gestisce un potere. E come ogni potere, va protetto con intelligenza.


FONTE SQUAD LB

 
 
 

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