Israele, la campagna dell'intelligence per «stanare» le «talpe» reclutate dagli iraniani: indagini su 30 casi solo nell’ultimo anno
- squadsmpd

- 23 lug
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Differente l’età dei protagonisti: qualche ventenne, un uomo sulla settantina, dei giovanissimi «adescati» con offerte di lavoro sui social

«Soldi facili, prezzo pesante»: è il titolo della campagna lanciata dallo Shin Bet per ammonire i cittadini israeliani disposti a collaborare con l’Iran. Un’iniziativa che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile ma è la conseguenza di una minaccia interna crescente, segnale anche di crepe nella compattezza di un Paese sempre più lacerato e dominato dalla logica di guerra.
Il servizio di sicurezza interno, insieme alla polizia, ha indagato quasi una trentina di casi solo nell’ultimo anno. Una cadenza di episodi confermata dal fermo, pochi giorni fa, di una insegnante della zona di Beersheba convinta a cooperare da remoto con un presunto agente iraniano. La fonte – secondo quanto rivelato dalle fonti ufficiali – gli ha fatto arrivare denaro e telefonini nascosti in alcuni punti della città, un supporto necessario per condurre successive missioni.
Il suo referente era interessato alla raccolta di foto su una vicina base dell’aviazione militare. Le indagini di questi mesi hanno fornito un quadro di prove evidenti su modus operandi, profili delle figure coinvolte, obiettivi. I reclutati hanno ricevuto istruzioni per individuare possibili bersagli: alti funzionari, installazioni della Difesa, personalità. Su alcuni la ricerca di dati era finalizzata alla possibile eliminazione del target, una ritorsione agli omicidi mirati condotti dal Mossad in Iran prima e durante la recente crisi che ha portato i due Paesi ad un round bellico. Alcuni degli arrestati erano israeliani originari dell’ex repubbliche sovietiche, molti avevano necessità economiche da risolvere, altri ancora hanno – per così dire – colto l’attimo.
E gli iraniani, forse parte dell’intelligence dei pasdaran, hanno sfruttato il momento offrendo ricompense. Le cifre hanno oscillato tra i 100 e i mille dollari, a seconda dei compiti assegnati. Un nucleo di azeri è riuscito ad ottenere somme ancora più consistenti. Differente l’età dei protagonisti: qualche ventenne, un uomo sulla settantina, dei giovanissimi «adescati» con offerte di lavoro sui social. L’aspetto interessante è che solo uno degli indagati avrebbe compiuto un viaggio Iran per incontrare un referente mentre la maggior parte è stata «teleguidata» da lontano.
In tutte le vicende emerse il denaro ha rappresentato il gancio scontato. Ovviamente è un metodo imperfetto, non è complicato arruolare qualcuno ma è difficile poi trasformarlo in una pedina docile e obbediente. Ci sono state situazioni dove la «talpa» si è tirata indietro all’ultimo istante, specie quando gli è stato chiesto di salire di un gradino assumendo dei rischi ulteriori o compiti che prevedevano «azioni bagnate», ovvero l’assassinio.
Ad oggi è noto il numero alto di arrestati mentre non sono del tutto chiare le conseguenze. Sappiamo quello che volevano fare perché le autorità di Tel Aviv hanno fornito alcuni dettagli investigativi, però non ci elementi precisi su quello che sono riusciti a fare realmente. Un quadro diverso da quello della Repubblica Islamica dove gli israeliani hanno messo a segno colpi a ripetizione: è certo che sono stati in grado di eliminare generali e scienziati nell’arco di poche ore, non conosciamo «come» li abbiano individuati.












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